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Ultimo saluto a Nedo Fiano

Ultimo saluto a Nedo Fiano

La scomparsa di Nedo Fiano lascia un vuoto profondo.
Ricordo un Testimone ma anche un uomo straordinario, amante della vita nonostante la terribile esperienza vissuta nel lager.
Il 20enne Nedo fu l'unico della sua famiglia a fare ritorno. Con la disperazione negli occhi, ma anche la voglia di costruire e ricostruire insieme all'amata Rina, la compagna di scuola ritrovata e insieme alla quale avrebbe messo al mondo tre figli - Enzo, Andrea ed Emanuele - cui tutti ci stringiamo con affetto in questo momento di immenso dolore.
La sua lucida testimonianza, il suo incrollabile impegno civile e di Memoria, resteranno un segno indelebile nelle generazioni.
Sia il suo ricordo di benedizione.”

La Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, anche a nome di tutto il Consiglio UCEI

È mancato a 95 anni nella sua città d’adozione, Milano, Nedo Fiano; uno degli ultimi testimoni sopravvissuti alla Shoah. Nato a Firenze nel 1925, Nedo si ritrovò a 14 anni costretto a lasciare la scuola ed i compagni a causa delle leggi razziali. Frequentò la scuola ebraica della città che, organizzata per accogliere studenti, docenti e professori espulsi dalle istituzioni pubbliche, tra cui anche le università, si distingueva per il livello di preparazione degli studenti; fu studente anche di Enrica Calabresi.

Quando con la firma dell’armistizio e l’occupazione tedesca iniziarono le deportazioni, Nedo venne arrestato. Era il 6 febbraio 1944, fu portato prima nel carcere fiorentino delle Murate e poi al campo di Fossoli da dove a maggio partì il treno per Auschwitz. A quel viaggio, lungo una settimana, fu l’unico della famiglia a sopravvivere e quel viaggio e tutto quello che poi è seguito, Nedo l’ha raccontato ai ragazzi nelle scuole per decenni. Raccontava del fratello Enzo e del nipote di due anni Sergio, parlava della madre, Nella Castiglioni, che non superò le selezioni e riuscì ad abbracciarlo per l’ultima volta prima di essere mandata alle camere a gas e ricordava il padre, Olderigo, che passò le selezioni all’arrivo dichiarando 10 in meno dei suoi 55, ma che non sopravvisse agli stenti della vita nei campi.

Nelle sue testimonianze poi, raccontava che fu grazie a suo nonno poté sopravvivere. Il nonno che sosteneva che le lingue fossero la chiave per aprire le vie del mondo e che gli insegnò il tedesco. Così quando nel campo un SS chiese: “Chi parla tedesco?” Nedo, ricordava: “Ero impietrito, immobile. E proprio quando pensavo che questo esame fosse finito, ho sentito una spinta sulla schiena, una mano che mi mandava avanti” e aggiungeva sempre che era stato in un qualche modo il nonno, morto nel 1936, a dargli quella spinta; fu così che divenne parte degli interpreti del campo, posizione in un qualche modo privilegiata. Gli interpreti infatti dovevano “accogliere” sulla banchina di Auschwitz-Birkenau quelli che arrivavano, lavoro che rispetto ad altri all’interno del campo era fisicamente tra i meno faticosi. Un giorno vide arrivare la nonna e riuscì ad abbracciarla prima che venisse mandata alle camere a gas.

Con l’avanzata degli alleati fu trasferito a Buchenwald dove, essendo riuscito a sopravvivere anche alla marcia della morte, fu liberato. Aveva 18 anni ed era rimasto orfano.

Tornò a Firenze dove, trovando la casa di famiglia ridotta in macerie, fu aiutato da dei cugini e divenne perito tessile. Ritrovò Rina Lattes, compagna di studi alla scuola ebraica, con cui si sposò e costruì una nuova famiglia. Con lei si trasferì poi a Milano dove – a 43 anni - si laur in Bocconi e fondò una propria società di marketing. Al suo impegno nei confronti del lavorò affiancò sempre quello verso la testimonianza.

Testimone per tutta la vita” - così sosteneva l’avesse reso l’esperienza del campo di sterminio – Nedo, instancabile, parlava nelle scuole, organizzava incontri con movimenti giovanili, accompagnava gruppi ad Auschwitz. Instancabile fino a quando, fu colpito da un deterioramento cognitivo che lo portò – dopo anni spesi in prima linea per preservarla - a perdere la memoria.

Oggi che non c’è più, le nuove generazioni - a cui Nedo ha dedicato la maggior parte delle testimonianze – sono chiamate a prendere il suo testimone, portare avanti la sua voce e farsi in prima persona Memoria.

Tags: memoria, testimoni, Nedo Fiano, sopravvissuti