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Intervista all'Ambasciatore Luigi Maccotta

Capo delegazione IHRA Italia

Intervista all'Ambasciatore Luigi Maccotta

Lo scorso mese si è svolta a Stoccolma la plenaria dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA); la città era stata sede della storica Dichiarazione del Forum Internazionale del 2000, ripresa e riaffermata nel 2020 (IHRA Ministerial Declaration:   https://www.holocaustremembrance.com/ it/about-us/dichiarazione-ministeriale-dellihra-del-2020 ). A proposito della plenaria IHRA, ne parliamo con l’ambasciatore Luigi Maccotta, capo della delegazione italiana dal 2019. 

 

Ambasciatore, se è d’accordo, prima di parlare dell’ultima plenaria di Stoccolma, ripartirei proprio dalla 2020 IHRA Ministerial Declaration, in cui l’Alleanza ha rinnovato il suo impegno, integrandolo e aggiornandolo. La conclusione mi sembra importante: “The International Holocaust Remembrance Alliance unites governments and experts to strengthen, advance and promote Holocaust education, remembrance and research worldwide” (“L'International Holocaust Remembrance Alliance riunisce governi ed esperti per rafforzare, far progredire e promuovere l'educazione, il ricordo e la ricerca sull'Olocausto in tutto il mondo”). Qual è oggi il principale problema da affrontare sul tema della Memoria della Shoah e dell’antisemitismo

In effetti il progetto di una Dichiarazione che aggiornasse quella di Stoccolma, fondatrice venti anni prima di quella che fu fino al 2013 una Task Force per poi diventare un’Alleanza, nacque durante la presidenza italiana dell’IHRA nel 2018, venne portata avanti dalla successiva presidenza a guida lussemburghese, mentre noi facevamo parte della Troika assieme alla Germania. La Dichiarazione ministeriale, adottata a Bruxelles il 19 gennaio 2020, si proponeva di lanciare molteplici segnali ed avvertimenti: intendeva marcare il 75mo anniversario della liberazione di Auschwitz ed altri campi di concentramento e sterminio, rimarcare la preoccupante ripresa di crescenti manifestazioni di antisemitismo, rinsaldare l’alleanza e il comune impegno a non dimenticare e lavorare insieme per evitare il ripetersi di genocidi, sottolineare come questi compiti siano responsabilità non solo dei governi ma delle società civili nel loro complesso. Maggiore enfasi viene messa sul genocidio dei Rom e non vengono richiamate, come in quella di Stoccolma, le sole responsabilità dei nazisti, bensì anche di quei partner fascisti e nazionalisti estremi nel compiere quell’azione criminale che fu l’Olocausto. La Dichiarazione prende nota con tristezza del graduale venire meno della generazione dei sopravvissuti e pone l’accento sul fenomeno della distorsione della storia e dell’Olocausto come sfide tra le più rilevanti.

Ecco per rispondere ancor più direttamente al quesito direi che i problemi da affrontare urgentemente sono la preservazione della memoria in un’era post testimoni, attraverso nuove modalità tuttora da individuare, per evitare che torni il negazionismo e crescano la banalizzazione, relativizzazione, minimizzazione, tutti fenomeni propagati ed amplificati dai social media in un mondo all’insegna della post-verità alla mercé di grossolane imprecisioni ed esagerazioni da parte dell’“infotainment”.  Sono questioni collegate che vanno trattate separatamente. L’antisemitismo contemporaneo poi sempre più assume le sembianze dell’antisionismo, laddove la critica legittima alle azioni dei Governi israeliani tracima, a volte apertamente, altre subdolamente, in una messa in questione del suo diritto all’autodeterminazione. Se si definisce l’antisemitismo un virus bisogna aspettarsi che produca varianti ed aggredirle con nuovi antidoti. Va poi considerato che crisi economica, inflazione, guerra, pandemia, sono fattori che alimentano paure ed incertezze e facilitano il riaffiorare di mai sopiti pregiudizi, stereotipi, ricerca di capri espiatori, tutti fattori, ingredienti che caratterizzano l’antisemitismo

 

L’IHRA riunisce esperti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo, che si confrontano su vari temi; abbiamo visto l’Alleanza crescere ancora in questa plenaria. Quali sono i principali obiettivi che sono stati delineati da parte dell’IHRA

L’IHRA presenta la particolarità’ di riunire esperti in varie discipline (storici, responsabili di musei, sociologi, specialisti di archivistica, psicanalisti) che lavorano sulle fonti, sui documenti, senza cedimenti ad un uso strumentalizzato del passato come sovente appare da parte dei Governi (vedi il caso russo ma non solo…). Pertanto, ricerca quasi a freddo della conoscenza e non mere e superficiali reazioni a caldo che potrebbero condurre a conclusioni affrettate. Magistrale l’intervento del suo Presidente Onorario, Yehuda Bauer, il quale nell’‘esprimere solidarietà’ per l’Ucraina invasa dai russi, nel riconoscere i passi avanti compiuti dal governo ucraino in particolare sotto la Presidenza di Zelensky, ha espresso l’esigenza di non sottovalutare le ombre nel passato del paese riguardo all’antisemitismo e l’Olocausto. Non per condannare o dare lezioni morali ma per fare i conti con la propria storia, poiché seppur doloroso è il primo ed indispensabile passo per evitare di ripetere gli stessi errori. Recentemente il latinista Gian Biagio Conte su La Lettura del Corriere ha sottolineato che se si perde il rapporto con la storia si perde anche il futuro. Compito dei rappresentanti governativi considerare anzi avvalersi, fare tesoro del lavoro degli esperti per delineare posizioni informate e rigorose che non siano in balia degli eventi e alla ricerca di facili consensi. Compito insostituibile della scuola e dei sistemi educativi quello di far evolvere la conoscenza fino allo stadio della coscienza, della consapevolezza; quello che le testimonianze di Liliana Segre, Edith Bruck le sorelle Bucci, Sami Modiano e i compianti Piero Terracina e Nedo Fiano, per ricordarne alcuni purtroppo scomparsi recentemente sono riuscite quasi miracolosamente a compiere.

L’IHRA consapevole che il suo ruolo di garante e tutore della memoria potrebbe essere destinato ad accrescersi in futuro da un lato anche a fronte di una membership in aumento, 35 membri a pieno titolo e 10 paesi osservatori, sta puntando ad una maggiore professionalizzazione del suo Permanent Office (P.O., una sorta di Segretariato), sia sul piano della quantità che della qualità del suo personale. La quota di partecipazione dei membri è stata dopo ben 19 anni aumentata in maniera modulata calcolandola sulla base del Reddito Nazionale Lordo di ciascun paese; la Germania, paese che ospita il P.O. e che ha sede a Berlino, ha adottato una legislazione che consente di concedere all’Alleanza lo status di Istituzione Internazionale che gli garantisce alcune immunità e privilegi che abbattono i costi di funzionamento. Il sostanziale bilancio IHRA, triplicato a partire dal 2023, metterà l’IHRA in grado di finanziare nuovamente i progetti e i programmi che gli Stati membri e le istituzioni (museali, universitarie, scolastiche) presenteranno al suo vaglio.

L’IHRA aggrega oramai una qualificata rete di più’ di 300 esperti che collaborano, si scambiano informazioni, condividono notizie e buone pratiche, realizzano progetti comuni e formano all’interno dei tre Gruppi di lavoro e dei tre Comitati il vero motore dell’organismo. Questa rete si è per esempio estesa ad altri esperti che non fanno parte delle delegazioni nazionali presso l’IHRA per costituire una Global Task Force incaricata di produrre delle Raccomandazioni per riconoscere e combattere il fenomeno della distorsione della Shoah, forse il più insidioso a cui far fronte, con un approccio ed una logica di coalizione internazionale. L’Italia ha contribuito con due dei suoi migliori esperti e ha approfondito il documento IHRA, calandolo nella realtà locale, presentando i risultati di questo lavoro di adattamento nel corso di un convegno internazionale tenutosi presso la Presidenza del consiglio nel dicembre scorso. Vorrei cogliere l’occasione di questa intervista per esprimere la mia profonda gratitudine e stima a tutti gli esperti che compongono la Delegazione italiana presso l’IHRA. Infatti, è soprattutto grazie ai loro sforzi, alla loro grande professionalità se facciamo parte a testa alta di questa grande famiglia dell’IHRA, nella quale forniamo il nostro contributo ad un compito necessario e gravoso, ossia sapere cosa è stato e cosa ha rappresentato la Shoah per il popolo ebraico e per l’Europa, riconoscere le nuove e vecchie forme di antisemitismo, combatterle e creare quegli anticorpi per distruggere questo virus che mina e corrode le nostre società.

 

A proposito di compiti e di preoccupazioni... Da parte dell’IHRA non è mancata l’attenzione all’attualità e alla situazione internazionale, che sta destando appunto molta preoccupazione. Mi riferisco al richiamo al massacro di Babji Yar, nella capitale ucraina, paese ancora oggi in guerra, dove peraltro non sono mancati riferimenti antisemiti... 

Ecco prima ho fatto riferimento alla cautela e alla serietà con le quali l’IHRA affronta i temi, che sono quelli che caratterizzano in genere gli storici (salvo ovviamente i revisionisti e quelli servi organici di regime). Per esprimere solidarietà e vicinanza al popolo ucraino e al suo governo alla Plenaria IHRA di Stoccolma, nel giugno scorso, è stata stilata una lista di aiuti concreti che rientrano nelle aree di sua maggiore competenza, quali l’appoggio per preservare gli archivi, i siti e memoriali della Shoah messi a rischio dalla guerra e prevedere interventi a sostegno per la loro ricostruzione se e quando sarà possibile, promuovere opportunità e prestiti per ricercatori, educatori e specialisti dell’Olocausto che sono dovuti fuggire dall’Ucraina, attirare l’attenzione della Comunità internazionale sulle discriminazioni ed angherie di cui sono vittime le comunità rom sfollate a causa dell’invasione russa.

 

Dicevamo come negli ultimi anni l’impegno dell’IHRA è stato diretto in vari settori. Tra questi, l’Alleanza ha lavorato molto sulle definizioni e sulla loro applicazione: la Working Definition of Antisemitism, adottata in contesti nazionali e internazionali; la working definition of Holocaust denial and distortion; e più recentemente la working definition of antigypsyism/anti-Roma discrimination. Le chiederei, a tal proposito, intanto qual è la ricezione di queste definizioni nel nostro paese a livello istituzionale? 

Le tre Definizioni IHRA appena ricordate e le raccomandazioni e linee guida per contrastare la distorsione della Shoah ed insegnarla e studiarla non rivestono valenza legale ma hanno una indubbia portata morale e politica. Accettare di far parte di un consesso internazionale significa sottoporsi ad alcune regole e pratiche, tra cui la valutazione e il monitoraggio di come vengono attuati gli impegni liberamente e consensualmente assunti. Sottrarsi a questo codice di condotta equivale per un paese ad esporsi sul piano della credibilità’ e rispettabilità’, essere penalizzati sotto il profilo “reputazionale” e dell’immagine. Questo avviene compilando su base quinquennale un “Rapporto paese” sulle misure intraprese per combattere l’antisemitismo e commemorare l’Olocausto. L’Italia ha presentato il suo nel 2020 ricevendo apprezzamento per quanto messo in opera sul piano nazionale, istituzionale, regionale, locale e nel sistema educativo (scuole ed università). Nel gennaio 2020 il Governo italiano ha formalmente accolto in Consiglio dei Ministri la Definizione IHRA dell’antisemitismo, nominando una Coordinatrice nazionale per la lotta al fenomeno, la Prof.ssa Milena Santerini. La Coordinatrice ha quindi finalizzato, con l’ausilio di un gruppo di lavoro di altissimo livello professionale, una Strategia nazionale la cui attuazione fa parte degli impegni assunti dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, delegato dal Presidente Draghi a rappresentare l’Italia al Foro internazionale per la Rimembranza dell’Olocausto e la Lotta all’Antisemitismo (Remember - ReAct), convocato dal governo svedese a Malmoe nell’ottobre 2021. Direi che la definizione IHRA sul diniego e distorsione dell’Olocausto è alla base del lavoro compiuto per recepire ed adattare le raccomandazioni IHRA per identificare c combattere questi odiosi e perfidi fenomeni mentre quella relativa all’antiziganismo – pregiudizio di cui l’IHRA si occupa attivamente da circa una decina di anni ma in modo sempre più’ attento e vigile – può’ dirsi ricompresa ed  ispiratrice della Strategia nazionale di uguaglianza, inclusione  e partecipazione delle comunità’ Rom e Sinti, predisposta sull’arco del periodo 2021-2030 dall’UNAR in attuazione delle Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea. Non mi stancherò mai di sottolineare l’importanza di agire nel quadro di realtà ampie come l’UE per combattere l’antisemitismo ed affrontare le crisi. D’altronde l’IHRA si avvale del partenariato di alcune tra le più rilevanti organizzazioni internazionali quali la UE, l’ONU, l’UNESCO, l’OSCE, il Consiglio di Europa, la dimensione multilaterale consente il consolidamento degli interventi su scala nazionale e viceversa. Non a caso il motto dell’attuale presidenza svedese dell’IHRA è “insieme per generare un impatto”.

 

E qual è la loro attuazione pratica? Come passare da definizioni teoriche, che forniscono dei confini del problema, a buone e concrete pratiche? 

Si tratta di un cantiere aperto, un “work in progress”. Bisogna puntare alla fine dell’antisemitismo, ad un mondo senza genocidi e crimini contro l’umanità, come meta ideale compiendo passi concreti e progressi misurabili. Si tratta di correggere comportamenti ma anche di modificare mentalità, cosa molto più complicata. Bisogna adottare un mix di misure repressive nel caso di reati, preventive, ossia culturali ed educative, per “seguir virtute e canoscenza”. Ovviamente il clima politico che si respira in un paese è importante, può essere propizio ed incoraggiare gli sforzi della società civile e delle varie istituzioni oppure proporre narrazioni distorte, manipolazioni. Finora l’attuazione pratica è soddisfacente e va nella direzione indicata anche dalla strategia europea oltre che dai documenti e strumenti prodotti dall’IHRA. La Strategia nazionale è stata diffusa, attraverso l’ANCI, a tutti i comuni italiani per la sua adozione, sono in programmazione corsi di formazione per magistrati e forze dell’ordine, vi sono stati contatti con la CEI, e le istituzioni rappresentative delle altre confessioni presenti in Italia (Chiese Evangeliche, Mondo islamico), con i social media. UCEI, Ministero dell’Istruzione e Coordinatrice Nazionale presso la PdCM hanno predisposto congiuntamente delle Linee Guida per combattere l’antisemitismo nelle Scuole che rappresentano una “best practice”, già a disposizione di tutti gli Uffici scolastici a livello territoriale. Come è ammonito nell’Etica dei Padri non è in nostro potere completare l’opera ma spetta a noi tentare e perseverare.

 

 

Per un resoconto della Plenaria IHRA di Stoccolma: 

https://www.holocaustremembrance.com/news-archive/stockholm-plenary-meetings 

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