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3 Agosto 1944: dal Settore BIIe non giunge più un respiro

La liquidazione del cosiddetto “Zigeunerlager ad Auschwitz Birkenau” nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1944

3 Agosto 1944: dal Settore BIIe non giunge più un respiro

Nel dicembre del 1942 il Reichsführer delle SS Heinrich Himmler emanò l'ordine in base al quale tutti i Rom e Sinti (nei documenti ufficiali menzionati dai nazisti come “Zigeuner”) trovati nei territori del Reich e del protettorato di Boemia e Moravia dovevano essere arrestati e confinati in campi di concentramento, dove sarebbero dovuti rimanere fino alla fine della guerra. Auschwitz II – Birkenau fu scelto come il luogo della loro deportazione. Il primo trasporto di famiglie con bambini e anziani giunse il 23 febbraio. Costoro principalmente erano provenienti da territori del Reich e dal Protettorato di Boemia e Moravia. Da questa data al 21 luglio del 1944, poco meno di 21.000 triangoli neri (nell’universo concentrazionario di Auschwitz Sinti e Rom erano classificati come “Asociali” e tale era il colore del triangolo nella burocrazia nazista) giunsero da 12 Paesi nel settore BIIe di Auschwitz II-Birkenau, costituito da 32 baracche (nella numero 32 il dottore Josef Mengele conduceva i propri esperimenti) e denominato “Zigeunerlager”. Accanto a costoro erano giunte anche 1.700 polacchi appartenenti a quella che il Reich aveva di fatto creato come categoria di “colpevoli di esistere”, ma erano stati inviati direttamente alle gassazioni, senza essere mai registrati nel campo. Questo era stato deciso poiché erano sospettati di essere malati di tifo. Più di 11.000 bambini Rom e Sinti furono registrati a Birkenau e di questi 9.432 avevano meno di 14 anni. Nel campo nacquero 378 bambini Rom e Sinti. Inizialmente i deportati dello “Zigeunerlager” avevano una condizione di vita migliore, seppur sempre drammatica, rispetto a quella degli altri prigionieri dell’universo concentrazionario di Auschwitz: potevano stare insieme uomini, donne e bambini, indossavano abiti civili, era consentito loro tenere con sé i beni che erano stati costretti a portare nel viaggio verso il campo, i loro capelli non venivano tagliati e non erano costretti a sostenere turni e tipologie di lavori che avrebbero portato direttamente alla morte. Alcuni di loro lavoravano direttamente all'interno dello Zigeunerlager, ma occorre sempre ricordare che le condizioni sanitarie e igieniche e il cibo all'interno di questo settore era lo stesso degli altri settori di Auschwitz II Birkenau.

 “L'amministrazione del campo fu informata che, per ordine del Reichsführer, tutti gli Zigeuner (così nel testo n.d.t.), indipendentemente dal grado di purezza del loro sangue, dovevano essere mandati nei campi di concentramento per i lavori forzati. Si doveva fare un'eccezione a favore dei puri e dei misti Zingari di razza diversa che avevano una casa stabile e che si erano adattati alla società, lavoravano regolarmente. Questa clausola esisteva solo sulla carta e non veniva rispettata da nessuna parte. Per mettere le mani proprio su questa categoria di zingari, costituivano il gruppo più numeroso di prigionieri zingari. Ragazze che fino ad allora avevano lavorato come stenotipiste negli uffici della Wehrmacht, operaie OT, studentesse del Conservatorio e altre persone la cui esistenza era accertata e che avevano lavorato onorevolmente per tutta la vita, si ritrovarono improvvisamente internate nei campi di concentramento, con i capelli rasati, con un numero tatuato sull'avambraccio e vestiti con un'uniforme a strisce bianche e blu. […]. Centinaia di soldati che non sospettavano nemmeno di essere zingari di razza mista furono ritirati dal fronte, costretti a deporre le uniformi militari e successivamente inviati in un campo di concentramento e questo solo perché avevano nelle vene il dodici, o anche meno, cento di zingari sangue. Uomini decorati con la Croce di Ferro, o altre decorazioni al merito, furono improvvisamente etichettati come asociali e internati dietro il recinto di filo spinato del campo di Auschwitz […]. Gli zingari meticci che si erano distinti al fronte come soldati di grande merito avrebbero potuto essere risparmiati se si fossero lasciati sterilizzare. Tuttavia, nessuno aveva offerto questa soluzione alla maggior parte di loro. Sono stati fermati senza troppe discussioni, dicendo loro che si sarebbero sistemati tutti in un villaggio zingaro”

(dalle memorie del SS Pery Broad)

La morte dei deportati, principalmente bambini, per malattie, fame e stenti era costante e di tale situazione venne informato Heinrich Himmler. Costui ordinò lo sterminio sistematico dei Rom e dei sinti con una direttiva. Fino alla metà del 1944, questa era nota soprattutto ai medici delle SS e al comandante del campo, che avrebbero dovuto eliminare senza alcun clamore i Rom malati e soprattutto i bambini.  Fu dalla fine del maggio 1944 che iniziò una graduale “liquidazione gestita dei deportati” nello Zigeunerlager. Fame, sfinimento, malattie e le iniezioni di fenolo (per “l'eliminazione medicale” dei malati) “agivano” però già da tempo. La decisione di liquidare tutti i “triangoli neri” del settore BIIe di Birkenau venne presa direttamente da Himmler durante una delle sue visite, molto probabilmente proprio quella della primavera del ‘44. L’ex deportato Tadeusz Joachimowski, che era adibito al ruolo di scrivano per la burocrazia del Campo, a guerra finita - in una sua testimonianza custodita presso l’Archivio Nazionale del Museo di Oświęcim - raccontò di un’operazione effettuata il 16 maggio 1944 per iniziare il progetto di sterminio dei Rom e Sinti del settore BIIe. Egli narrò: “Circa alle 19 arrivarono dei camion fino al campo dei Rom, dai quali scesero i circa 50-60 SS armate”. Tadeusz riferì che l’azione, però, non venne portata a termine, poiché quella sera accadde un fatto inaspettato. Le SS che avevano circondato le baracche abitate dai Rom, intimando loro di uscire, si trovarono dinanzi solo il silenzio e l’opposizione di chi si era asserragliato nei blocchi ed era pronto a difendersi con armi di fortuna: coltelli, pietre e spranghe improvvisate. Tale resistenza era fatta da chi ben aveva visto le file di persone inviate verso gli edifici dai quali non tornava più nessuno e dai quali si levava solo l’odore della carne bruciata (i Krematorium II e III non distanti dal loro settore). Tadeusz disse che tale azione era stata propiziata anche da una fuga di notizie. Il comportamento dei deportati lasciò interdette le SS, che ricevettero l’ordine di rientrare sui camion e di abbandonare il settore. Il giorno successivo venne ordinato agli scrivani di compilare una lista contenente i nominativi dei Rom e Sinti del settore BIIe che avevano servito nell'esercito ed erano stati decorati. Questo elenco includeva anche le famiglie di quei Rom che erano ancora in servizio attivo. Il 23 maggio più di 1.500 Rom uomini e donne, tra di loro 105 bambini di età compresa tra i 9 e i 14 anni, vennero portati dal settore BIIe di Birkenau ad Auschwitz I e messi nei blocchi 9 e 10 in attesa di trasferimento verso altri campi del Reich. Il giorno successivo 226 Rom uomini (82) e donne (144), di età compresa tra i 17 e i 25 anni, vennero mandati ai Lager di Flossenbürg e di Ravensbrück. Il 1° agosto fu incrementata la presenza di famiglie Rom, fino a raggiungere nel settore BIIe il numero di 2.815 deportati. Il 2 agosto furono condotti dai blocchi 9 e 10 di Auschwitz I alla banchina di Birkenau 1.408 Rom (918 uomini, tra i quali 108 bambini e ragazzi dai 9 ai 14 anni, e 490 donne) per essere caricati in un convoglio ferroviario e inviati in altri lager, come forza lavoro. Prima dell’imbarco fu data possibilità ai deportati del settore BIIe di salutarli attraverso il filo spinato. Questo momento doveva tranquillizzare chi restava nel Lager, che ritrovava chi precedentemente era stato portato altrove dalle SS ed era ancora in vita, facendo intravedere un futuro di “mantenimento in vita come lavoratori forzati”. Nei piani dei nazisti, tale incontro doveva rendere eseguibile senza intoppi la successiva liquidazione totale del settore, pianificata per la notte stessa. Nella notte tra il 2 e il 3 agosto gli ultimi 2.897 Rom rimasti a Birkenau vennero caricati sui camion e condotti al Krematorium dove vennero tutti uccisi nelle camere a gas. Ma proprio su quello che accadde in quella notte abbiamo testimonianze che riferiscono di come i deportati con mani nude, sassi, strepiti, pianti e suppliche si opposero agli ordini delle SS, dando vita a una tappa della memoria documentata del Porrajmoś (letteralmente “Il grande divoramento”, lo sterminio dei Rom e dei Sinti).  Tra il 2 e il 3 agosto, dinanzi alle minacce naziste scoppiò la lotta per la sopravvivenza, condotta anche dagli anziani e dalle madri contro i Kapo e le SS che caricavano a forza le persone nei camion indirizzati verso le camere a gas, nascondendo i propri intenti dietro la finzione dell'invio verso le “docce”. Chi aveva vissuto nel settore BIIe, però, ben conosceva la verità di sterminio negli edifici così chiamati. Si “scontrarono” da una parte stoviglie, zoccoli, urla, unghie per graffiare, lacrime e implorazioni e dall'altra mazze ferrate, cani e calci dei fucili. Dalle memorie si ricorda come fu una delle notti più lunghe all'interno del Lager e che questo fu il primo tentativo di rivolta-opposizione di massa all'interno di Birkenau.  2.897 persone vennero gassate e i loro corpi vennero incineriti nelle fosse comuni.

Il 10 ottobre del 1944 si consumò l’ultimo atto dell’eliminazione dei Rom che erano transitati dal settore BIIe: 800 di coloro i quali erano stati inviati da Birkenau ed Auschwitz I a Buchenwald vennero ricondotti ad Auschwitz II e lì uccisi nella camera a gas del crematorio 5.

Gli studi sui numeri del Porrajmoś sono in continua evoluzione, ma la data del 2 agosto 1944 resta come il giorno della Memoria della Liquidazione del settore BIIe di Birkenau, con lo sterminio di tutti i Rom e sinti lì deportati, che cercarono di opporre resistenza con urla, unghie, sassi, implorazioni a Kapo, cani, SS, mazze e fucili…

 

“… le uniformi cominciarono a sciamare nel campo degli zingari. Devono essere arrivate alcune centinaia di loro. Sta arrivando una fila di camion. Sentiamo l'urlo: "Raus! Raus!" La baracca degli zingari di fronte al nostro blocco è chiusa. Gli uomini delle SS stanno cercando di aprirla, ma la porta deve essere chiusa a chiave dall'interno. Stanno battendo tavole marce con piedi di porco. Stanno entrando come un solo corpo. Sentiamo urla, spari, ma nessuno se ne va. Un altro gruppo di uomini delle SS sta irrompendo nella baracca. Dopo un po' li vediamo trascinare fuori due giovani ragazze gitane che urlano in modo penetrante. Altri attaccano gli aguzzini, graffiandogli il volto. Si difendono con i calci dei fucili. Gli uomini delle SS stanno trascinando le gambe dei bambini e un uomo anziano sta cercando di difenderli ma basta un calcio per metterlo fuori combattimento e portarlo al camion. Nessuno lascia la baracca senza opporre resistenza. Tutti stanno combattendo. Sentiamo gli uomini delle SS urlare e gli zingari gridare. Le donne sono le più feroci nella loro lotta, sono più giovani e più forti, e proteggono i loro figli. La lotta è durata fino all'imbrunire e pare che tutti quelli trascinati verso i camion abbiano espresso una certa resistenza. Fu così che furono uccisi gli Zingari rimasti […]. Quella stessa notte, il nostro settore era coperto di fumo, scuro come il catrame".

(memoria dell’ex deportato Alfred Fiderkiewicz)

 

“Eravamo a portata di orecchio quando, negli ultimi furono scatenati nel campo contro donne bambini e vecchi i detenuti comuni tedeschi armati di mazze e coadiuvati da cani. Improvvisamente l'aria fu lacerata dalle urla strazianti di un ragazzino che in lingua cieca implorava: “Prego, prego signora SS, mi lasci in vita”. Gli risposero soltanto i colpi di manganello. Infine tutti furono spinti a mucchi nei camion e condotti al crematorio. Cercarono ancora di resistere con tutte le forze molti invocando ad alta voce la loro nazionalità tedesca. Si verificarono scene strazianti: donne e bambini si trascinarono in ginocchio davanti a Mengele urlando: “Pietà abbiate pietà di noi”. Invano. Furono abbattuti a randellate calpestati e trascinati fino ai camion, caricati con la forza. Fu una notte terribile allucinante. Nei cassoni degli autocarri furono gettati anche quelli che avevano perso la vita sotto i colpi di clava. I camion giunsero al blocco degli orfani verso le 22:30 e a quello di isolamento verso le 23, Le SS e quattro detenuti comuni portarono fuori a braccia tutti i malati ma anche 25 donne in perfetta salute che erano state isolate con i rispettivi figlioletti. Alle 23 giunsero altri camion davanti all’ospedale. In un solo camion furono caricati da 50 a 60 internati e fu così che giunsero alla camera a gas gli ammalati. Udii le grida fino a notte fonda e così capii che stavano ancora opponendo resistenza. Gli zingari protestarono urlando e dibattendosi fino all'alba cercavano di vendere la vita a caro prezzo. In seguito, Boger e gli altri perlustrarono le camerate una per una, prelevandone nei ragazzini che si erano nascosti. I più piccoli furono trascinati ai piedi di Boger il quale li afferrava per le gambe li sbatteva contro il muro. Ho visto questo gesto ripetersi 5, 6, 7 volte. Quando si fece giorno nel campo non era rimasto un solo zingaro e all'alba notai le stoviglie sparse per ogni dove e i mucchi di indumenti lacerati”.

(memoria dell’ex deportato Eugene Heimler)

Immagini:

In apertura: il Memoriale nel Settore BIIe di Auschwitz-Birkenau.

In chiusura: Resti dei Blocchi  (in primo piano il n.23) del settore BIIe.

 

 

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