Introduzione

Introduzione

Prevenire il pregiudizio, educare alla convivenza è il titolo di un progetto finalizzato a sperimentare, nella scuola per l’infanzia e nella scuola superiore, forme di confronto e di dialogo tra giovani di diverse tradizioni e sensibilità religiose.
Il volume raccoglie i saggi preparatori della sperimentazione, della quale si darà conto on line. Le attività sono state realizzate nel corso delle due annualità previste 2019 e 2020. Tale secondo anno, come è noto, è stato segnato da una pandemia che ha investito tutti i paesi del mondo.
 La crisi sanitaria ha agito in profondità, partendo da questioni legate alla salute, su tutto il sistema economico, sociale, culturale.
Le conseguenze, a medio e lungo termine, di quanto avvenuto influenzeranno a lungo la struttura delle relazioni umane, dei comportamenti individuali, delle forme politiche di Stati nazionali e di organismi internazionali.
Il futuro sarà diverso, assumendo forme inedite e, in gran parte, difficili da prevedere nella loro specificità. Il processo sviluppatosi sarà condizionato da scelte che saranno operate e da sviluppi che potranno essere solo in parte guidati, ma che, comunque, possono essere accompagnati.

È questo il compito di ogni progetto educativo che agisce nel presente pensando al futuro, alle generazioni e alla società del domani. Nella situazione attuale si pongono, peraltro, problemi che non hanno precedenti.
Popolazioni diverse, in varie parti del mondo hanno dovuto seguire, per fermare il virus, direttive provenienti dalle istituzioni competenti. Queste, per ridurre i contagi, hanno operato in forme differenziate: da modalità di controllo rigide ad azioni di informazione e responsabilizzazione dei cittadini. Al di là delle sfumature tra le due opzioni indicate, è emersa con chiarezza una prospettiva per il futuro, tra paesi a forte controllo, al limite totalitario, e paesi in cui la componente partecipativa costituisce l’asse portante.

Tale situazione ha delle implicazioni decisive sulle modalità con le quali va, oggi, affrontato, in forme parzialmente inedite, il tema educativo nei suoi aspetti di educazione civica, orientamenti di valore, democrazia.
La questione va affrontata tenendo conto, tra l’altro, delle politiche pubbliche, nazionali e internazionali, che possono essere guidate da un isolamento nazionalista o, al contrario, da una solidarietà internazionale.
L’epidemia si è configurata come un problema tale da poter essere risolto solo agendo, in ogni luogo possibile, per isolarlo e sconfiggerlo. Analogamente le sue conseguenze economiche, sia immediate sia future, hanno un’ampiezza mondiale. La soluzione di ogni pandemia dipende da una cooperazione di tutti i paesi. Per sconfiggere il virus è necessario condividere le informazioni a livello complessivo. Si pone il problema della collaborazione e della fiducia tra paesi.

La collaborazione internazionale è e sarà decisiva anche sul fronte economico. Vista la natura pervasiva dell’economia, se ogni Stato, a cominciare da quelli dell’Unione europea, farà per conto proprio, la crisi di alcuni paesi si estenderà agli altri, solo nell’immediato più forti. Ogni crisi può essere anche un’opportunità, se ci si rende conto del pericolo connesso con l’assenza di una unità e di una solidarietà condivisa, per ciò che attiene alla sanità e all’ambiente, ai diritti del lavoro e della convivenza civile, alla formazione e costruzione della coscienza democratica.
Come ciò debba avvenire è oggetto di un confronto con i dati della politica e dell’economia, oltre che della indispensabile comprensione della fase storica che stiamo attraversando. In forma diversa, ma analoga a quella di anni passati, le categorie «sociali» appaiono confuse e lasciano in ombra gran parte del nostro vissuto e abbiamo bisogno di un diverso paradigma che consenta una complessiva riformulazione del pensiero sociale e di un possibile progetto politico.
La discussione su tali aspetti della nostra società presente e futura impongono una relazione e un confronto tra le persone, con un approccio teso a incidere sui modi di essere e di ragionare. Sono questi aspetti che riguardano le dimensioni affettive e sociali delle persone e che non sono trasmissibili attraverso lezioni rigidamente e formalmente programmate. Per questo l’uso, attualmente enfatizzato, delle tecnologie didattiche è una risorsa utile nell’immediato ma non sostitutiva di una didattica fondata sul confronto e sullo scambio.

Il progetto Prevenire il pregiudizio, educare alla convivenza è nato prima che l’insieme dei temi indicati emergesse con tale evidenza. L’obiettivo era quello di studiare le forme di una didattica tesa alla costruzione di identità chiare nella propria essenza e aperte al dialogo e al confronto. Il problema è, tuttora, inalterato, ma al suo fianco si evidenziano le questioni legate alla salute e all’ambiente, alla base di un rapporto intergenerazionale che chiama alla responsabilità di tutti rispetto al futuro.
I saggi proposti nel volume sono stati predisposti quale premessa necessaria e utile al fine di una sperimentazione didattica orientata verso la convivenza e la collaborazione tra le persone.
La sperimentazione affronta tale dilemma riflettendo sulle implicazioni psicopedagogiche di una formazione che deve vedere la complementarietà di un rapporto diretto tra le persone e una comunicazione mediata dalla tecnologia. Di questa si darà conto in parte on line in parte nell’ultimo capitolo del presente volume, nel quale sono proposti tutti i contributi preparatori del lavoro sul campo e della formazione degli insegnanti.

Il primo saggio, di Saul Meghnagi, pone il problema delle tradizioni, delle relazioni, delle fedi di coloro che oggi sono nella scuola. Si sofferma sul fatto che la globalizzazione e l’individualismo hanno annullato movimenti aggregativi importanti e reso inadeguate precedenti categorie analitiche necessarie per comprendere la società odierna. Hanno posto l’esigenza di trovare modalità, inedite, per decodificare i tratti costituivi del mondo nel quale ci troviamo a vivere, imponendo, al sistema educativo, una maggiore attenzione alle diverse sensibilità e appartenenze, elementi di ricchezza ma, nel contempo, di potenziale conflitto.

Il secondo saggio, di Giorgio Sacerdoti e Graziella Romeo, offre un quadro delle definizioni che la Costituzione italiana ha dato ai principi dell’uguaglianza tra i cittadini, della diversità, della parità, del rispetto. La necessaria riflessione su tali termini ha una specifica sua attualità, ma ha accentuato la sua complessità: appare difficile situarsi all’interno di un quadro chiaro, per poter definire gli attori e capire i conflitti in essere e quelli potenziali, individuare possibili prospettive, cogliere i diversi segnali dei contesti sociali. La Costituzione è ritenuta ed è stata scelta quale riferimento privilegiato ai fini del ragionamento complessivo.

La dimensione del problema da affrontare, per ciò che attiene alla situazione sociodemografica del nostro paese – dove diverse culture, etnie, religioni presenti nella scuola tendono a crescere – è fornita dai saggi di Enzo Campelli, che descrive in modo rigoroso la situazione e le tendenze complessive della popolazione italiana, e di Marida Cevoli, che, nel fornire i dati sugli studenti, pone il tema identitario al centro di un’analisi suscettibile di utili approfondimenti.
I cambiamenti dei quali abbiamo inizialmente parlato costringono, infatti, a porsi molti interrogativi, per capire le ragioni di un malessere che siamo impreparati ad affrontare per la sua ampiezza e per il suo contenuto, modificatosi, forse in misura significativa, in ragione degli ultimi eventi. Siamo di fronte a una situazione in cui i bisogni sono accentuati e richieste legittime possono essere frustrate. Una dolorosa incertezza attraversa le generazioni e colpisce maggiormente i giovani. Il senso di vulnerabilità colpisce anche categorie e classi sociali che si ritenevano meno esposte al rischio di fragilità sociale. A ciò, va tra l’altro collegato un quadro politico e istituzionale nel quale istanze rappresentative e istituzionali non appaiono in grado di dare una risposta adeguata all’insoddisfazione diffusa.
Anche per questo, le diverse culture religiose si sono fatte portatrici, in forma rinnovata rispetto a fasi precedenti, di un’idea di società e di relazione tra le persone e le comunità. Hanno cercato di fornire – con i propri sistemi concettuali e loro specifici strumenti – delle risposte al bisogno di ridefinire identità sociali e individuali. Si sono fatte interpreti del desiderio di comprendere ciò che sta mutando, percepito come incerto e preoccupante. Si sono candidate a rappresentare tale bisogno e a dare a esso risposte e indirizzi d’azione.

I saggi di Daniele Garrone, di Adnane Mokrani, di Gad Fernando Piperno presentano le proposte di diverse confessioni religiose su temi e parole chiave, come quelle indicate in relazione al saggio sulla Costituzione italiana, dell’uguaglianza, della diversità, della parità, del rispetto. Si intende infatti mantenere inalterata la scelta di considerare la formazione civile quale compito di un sistema educativo laico e democratico, al quale possa essere fornito un legittimo contributo delle diverse fedi.

La trasformazione delle forme comunicative, la difficoltà di rapporti diretti tra le persone, un possibile indebolimento dei legami sociali può essere l’esito negativo di quanto è accaduto nell’anno della pandemia. Sul versante opposto, è possibile che si manifesti un più elevato grado di riflessività, di libertà e una maggiore autocoscienza. Parte delle nuove generazioni hanno mostrato, negli anni passati, forme identitarie deboli, dai confini incerti, tese ad affermare ed esercitare la libertà delle proprie scelte, senza operare scelte stabili e durevoli. Questa condizione è sembrata una risposta alle difficoltà e all’incertezza verso il futuro, reso ancora più complicato da un cambiamento sociodemografico che moltiplica le forme di identità e identificazione collettiva. Per questo, affrontare i temi indicati – dell’uguaglianza, della parità, della diversità, del rispetto quali valori fondanti – è parso essenziale.

Le modalità con le quali avviare un percorso innovativo di educazione a tali categorie di pensiero e di azione è dato dal saggio di Cristina Zucchermaglio che analizza gli aspetti psicopedagogici della formazione ai valori, prefigurando una sperimentazione educativa con bambini e adolescenti. Odelia Liberanome dà conto delle diverse tappe del processo formativo realizzato sul tema, rinviando, come accennato, al web i dettagli della sperimentazione stessa, nella sua progettazione, attuazione, valutazione.

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