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Ultimo saluto a Carla Cohn

Ultimo saluto a Carla Cohn

Il 18 ottobre ci ha lasciato a 94 anni una delle ultime testimoni della Shoah, Carla Cohn.

Tedesca di nascita e romana d’adozione, Carla era nata a Berlino il 13 giugno 1927 in una famiglia colta e benestante. La madre era russa di Pietroburgo e il padre tedesco era avvocato e musicista. E la casa di Carla era spesso ritrovo di musicisti e artisti.
Come in tutte le case ebraiche del paese, la situazione cambiò con la salita al potere del nazismo e, dopo anni di difficoltà discriminazioni, soprusi, violenze e paure, Carla viene deportata nel 1942 a Terezin insieme al fratello.
Terezin fu solo l’inizio del suo calvario, dal campo ceco fu poi trasferita ad Auschwitz-Birkenau dove, per motivi che non ha mai saputo o forse per puro caso, una SS la tirò fuori dalla fila destinata alle camere a gas. Fu in seguito nuovamente trasferita a Mauthausen dove finalmente fu liberata con l’arrivo degli alleati.

Unica sopravvissuta della sua famiglia, Carla cercò una casa prima nell’allora mandato britannico della Palestina, poi tornò a Berlino – dove però non ricevette una buona accoglienza e non ritrovò la città che aveva lasciato – e infine si trasferì negli Stati Uniti.

In America, si laureò in psicologia occupandosi per anni di autismo infantile ma, quando nel 1967 l’istituto per cui lavorava chiuse, con due matrimoni falliti alle spalle decise di non avere più nulla che la legasse a quel luogo. Decise quindi di tornare in quella città che aveva intensamente amato durante il suo primo viaggio di nozze: Roma.

In Italia riusci a portare a conclusione la sua analisi, affrontare i suoi traumi, il suo senso di colpa del sopravvissuto e iniziò a parlare. Fino a che ha potuto alternava il lavoro da psicoterapeuta con la testimonianza e l’impegno nelle scuole, collaborando anche con il Progetto Memoria.

Ci lascia la sua autobiografia: “Le mie nove vite. Attraverso il retrospettoscopio”; pubblicata nel 2014 raccoglie le sue memorie e il suo percorso nel passato attraverso i capitoli – nove come le vite dei gatti – e attraverso le sofferenze della Shoah e della ricostruzione di un’identità.

 

Tags: testimoni, Carla Cohn, sopravvissuti alla Shoah