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La ragazza con lo zaino verde

di Elisa Castiglioni

La ragazza con lo zaino verde

Come si diventa fascisti? E come si diventa antifascisti? Il romanzo “La ragazza con lo zaino verde” prova a rispondere a queste domande. Seppur con un tono totalmente diverso, il racconto di Elisa Castiglioni ci riporta a un brano poco noto – e molto efficace – di Leonardo Sciascia, presente in varie antologie scolastiche: “Come divenni antifascista”, con cui condivide la narrativa di formazione. In questo testo autobiografico, lo scrittore siciliano ripercorre brevemente il mutamento del suo rapporto con il regime in anni nevralgici, regalando in poche pagine momenti molto densi: dalle manifestazioni e dall’entusiasmo per l’avanzata in Etiopia alla scoperta di libri stranieri; dal lento disinteresse per il regime, incarnato dal rifiuto del sabato fascista, all’amicizia con uno studente che frequentava ambienti antifascisti; dalla guerra in Spagna ad una nuova coscienza rivolta alle classi popolari.

Destinato a un pubblico giovanile, il libro di Elisa Castiglioni si inserisce negli stessi anni, restituendo con rigore storico e con una scrittura davvero incalzante – due elementi che non sempre si trovano così ben abbinati – le vicende di Alida, protagonista del libro, ragazza di 14 anni nel 1938.

L’autrice inquadra bene prima il clima propagandistico del regime: il discorso di Mussolini a Piazza Venezia, le persone riversate nelle strade a manifestare, le divise, il volto di Mussolini o le scritte a lei inneggianti (sulla scuola appare a caratteri cubitali: “BENITO MUSSOLINI AMA MOLTO I BAMBINI. I BIMBI D’ITALIA AMANO MOLTO IL DUCE”); e ancora la propaganda attraverso le canzoni come Giovinezza o alcuni momenti come la colonia elioterapica. Tutte cose che si trovano leggendo dei libri di storia sul fascismo, certo. Ma la qualità maggiore de “La ragazza con lo zaino verde” è però quella di raccontare – con delicatezza – la penetrazione che il totalitarismo fascista – perfetto o no che fosse – riuscì a compiere nella vita delle persone. È emblematico un passaggio del volume, su cui non si pone giustamente particolare enfasi. La protagonista è infatuata di un ragazzo, Alfio: “Ho continuato a pensare ad Alfio e a coltivare la speranza che anche lui al Campo Dux mi pensasse” (p. 23). In questa frase è racchiusa la forza del fascismo: entrare nella quotidianità, diventare quotidianità, confondersi con le emozioni primarie. Questa sovrapposizione tra pubblico e privato proposta dall’autrice corrisponde a quanto scrivevano i bambini della scuola elementari nei quaderni dell’epoca, un patrimonio raccolto da molti musei scolastici nel corso degli ultimi decenni.

Gli elementi sopracitati spiegano inoltre come il regime costruì il suo consenso, come lo impose. La stessa protagonista, fiera di essere una “Giovane Italiana” (iscritta, cioè, alla Gioventù Italiana del Littorio, la GIL), vive positivamente il suo rapporto con la dittatura. Questa rappresentazione si infrange quando il regime fagocita gli affetti di Alida. L’espulsione da scuola a seguito delle leggi antiebraiche di Miriam, amica di Alida, le minacce subite dalla zia Isabella, l’attività antifascista del padre e della stessa zia, le persecuzioni subite mostrano alla protagonista l’aspetto repressivo della dittatura mussoliniana. La scomparsa della zia rende la storia ancora più avvincente, permettendo ad Alida “un lungo viaggio nel fascismo”.

Il testo consente due riflessioni. La prima riguarda l’importante bagaglio storiografico alla base del romanzo. Attraverso la narrazione, di fronte all’emanazione delle leggi antiebraiche l’autrice mostra una molteplicità di comportamenti degli italiani: da una parte, l’ostilità disprezzante di alcuni; dall’altra un primo momento di rottura nel consenso – e nel rapporto – tra Mussolini e gli italiani. È un tema su cui si è confrontata molto la storiografia: quest’ultima posizione è stata espressa in particolar modo da Renzo De Felice e messa in discussione negli ultimi decenni. Per quanto nel privato molti italiani abbiano potuto dissentire, non comprendendo le differenze razziali – e in fondo sono gli stessi ebrei, soprattutto quelli non religiosi, a sorprendersi di essere considerati secondo la classificazione del regime di “razza ebraica”, come capita alla stessa Miriam –, in pubblico non ci furono manifestazioni reali di dissenso. Potevano esserci? Probabilmente no. L’unica alternativa rimane cercare, spesso in filigrana, le reazioni contrarie. È quello che ha provato a fare un lavoro di recente uscita – Valeria Galimi, Sotto gli occhi di tutti. La società italiana e le persecuzioni contro gli ebrei, del 2018 –, il quale ha piuttosto annotato l’indifferenza di buona parte dei cittadini di fronte alle norme razziste, esplorando classi sociali e geografie differenti attraverso i rapporti dell’OVRA. Indifferenza a cui richiama anche Liliana Segre nelle sue testimonianze.

La seconda riflessione riguarda l’aspetto didattico del volume. Il rigore storico e una scrittura appassionante, adatta agli studenti, posizionano questo romanzo nella “buona pedagogia”. Lettura consigliata dagli 11 anni, la Castiglione fornisce, quindi, agli insegnanti uno strumento empatico e avvincente per introdurre in classe il tema del fascismo o del totalitarismo attraverso una prospettiva delicata.

 

Bibliografia

Arendt, Hannah, Le origini del totalitarismo, Torino, Einaudi, 2019
De Felice Renzo, Mussolini il duce (1929-1940). I. Gli anni del consenso (1929-1936) e II. Lo Stato totalitario (1936-1940), Torino, Einaudi, 2019
Gabrielli Gianluca, Montino Davide, La scuola fascista: istituzioni, parole d'ordine e luoghi dell'immaginario, introduzione di Monica Galfré, Verona, Ombre corte, 2009
Galimi Valeria, Sotto gli occhi di tutti: la società italiana e le persecuzioni contro gli ebrei, Firenze, Le Monnier Università-Mondadori Education, 2018
Gentile Emilio, La via italiana al totalitarismo. Il partito e lo Stato nel regime fascista, Roma, Carocci, 2018
Gibelli, Antonio, Il popolo bambino: infanzia e nazione dalla grande guerra a Salò, Torino, Einaudi, 2005
Melis, Guido, La macchina imperfetta: immagine e realtà dello Stato fascista, Bologna, Il mulino, 2018

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